Il suono dell'anima
lunedì 15 settembre 2025
K. 488 di Sara Zurletti
domenica 29 dicembre 2024
De Benedetto convince nel Requiem di Mozart
Esistono la volontà, il desiderio, la passione. Tre qualità che hanno spinto Nazzareno De Benedetto a realizzare il suo progetto, superando limiti e ostacoli di non facile portata. Merita ogni plauso, dunque, l’iniziativa del direttore d’orchestra messinese, che ha guidato il concerto dell’associazione “Exultate Jubilate, lo scorso 28 dicembre, al Palacultura “Antonello” di Messina.
Alcune precisazioni doverose: l’evento era inserito nel contesto di “Alba funesta”, la serata commemorativa del terremoto di Messina del 1908, giunta quest’anno alla sesta edizione, e fortemente voluta dall’assessore alla cultura del comune peloritano Enzo Caruso. Evento lodevole da molti punti di vista e che meriterebbe uno spazio a sé. In questa sede, tuttavia, restiamo sull’esibizione in oggetto.
Dopo l’esecuzione dell’Ouverture dell’Aida di Verdi, effettuata da De Benedetto con la bacchetta usata da Francesco Paolantonio durante l’ultima recita dell’Aida, il 27 dicembre 1908, al Vittorio Emanuele, è salito sul palco il clarinettista Giuseppe Corpina, solista del Concerto per clarinetto e orchestra KV 622 di Mozart. Ottima la performance di Corpina, a suo agio con la scrittura del Salisburghese sia nei momenti di maggiore pathos espressivo sia in quelli maggiormente virtuosistici. Un bel suono davvero, quello del musicista messinese, che ha evidenziato anche una costante presenza interpretativa.
A seguire, alla compagine orchestrale si è aggiunto il coro per eseguire il celebre Requiem KV 626. Sul palco anche i solisti Jennifer Schettino (soprano), Haruna Nagai (contralto), Davide Benigno (tenore), Maurizio Muscolino (basso).
Sicura e sciolta la direzione di De Benedetto, senz’altro figlia di un certosino e riuscito lavoro di preparazione sul coro, alle prese con una partitura notoriamente tutt’altro che agevole.
Particolarmente riuscite sono sembrate le parti più concitate dell’opera (dalla fuga del Kirie al Quam olim Abrahae, passando per il Confutatis). Il gesto della bacchetta messinese scolpisce nello spazio un’esegesi che non lascia spazio ad approfondimenti tragici ma privilegia, appunto, la fluidità ritmica e l’unità formale del brano. Assolutamente all’altezza della situazione i quattro solisti: cristallina e potente la voce della Schettino, puntuale ed efficace la Nagai, vocalmente esuberante ed espressivo Benigno, ieratico e solenne Muscolino (da incorniciare il suo Tuba mirum). Più che dignitosa la prova, nel complesso, dell’orchestra, brava ad assecondare le scelte agogiche del direttore e dei solisti e a sostenere in modo pertinente il dettato corale.
Applausi scroscianti, al termine, dalla gremita platea del Palacultura.
domenica 1 dicembre 2024
Il racconto dell'ancella
The Handmaid's è un romanzo di Margaret Atwood, una scrittrice canadese nota sia per l'attività letteraria che per le sue lotte all'interno della cornice ambientalista e femminista. Il libro, sin dalla prima traduzione italiana di Camillo Pennati, edito da Mondadori nel 1988 (Il racconto dell'ancella) è diventato famoso anche dalle nostre parti (oggi è disponibile nelle edizioni di Ponte alle grazie).
venerdì 15 novembre 2024
Etichette, discriminazioni e doppiopesismo
A Selva di Cadore, nel bellunese, nei giorni scorsi, è stata rifiutata la prenotazione alberghiera ad alcuni turisti israeliani. I gestori dell'albergo hanno dichiarato a chi prenotava che non intendevano ospitare nella loro struttura cittadini di uno Stato che è responsabile di un genocidio a Gaza.
Ora, l'episodio è senz'altro da condannare e con fermezza. Non tanto perché - come puntualmente qualche Solone ha detto - esso ricordi l'antisemitismo e le discriminazioni nei confronti degli ebrei del secolo scorso.
Tuttavia, andrebbe notato che questo tragico errore l'Occidente lo sta commettendo da quasi tre anni, e nella quasi completa approvazione generale. I cittadini russi, infatti, com'è noto, sono oggetto di discriminazioni simili, se non peggiori. E non da parte di meschini albergatori ma da parte di governi, federazioni sportive, associazioni concertistiche, università, circoli culturali ecc. Tutte istituzioni che hanno ostracizzato - e ostracizzano - i russi, rei di appartenere ad uno Stato il cui Governo si è reso protagonista di un'aggressione ad un altro Stato sovrano.
domenica 3 novembre 2024
Quando la satira Striscia
lunedì 28 ottobre 2024
Paolo Bartolini nel limite dei possibili
Lo definisce ‘ecosistemico’ lo sguardo del suo ultimo libro, Paolo Bartolini. “Nel limite dei possibili. Pensiero critico e realismo visionario” (edito da Meltemi), infatti, riflette su alcuni dei principali temi dell’attualità, individuandone le matrici culturali e il sotteso filosofico, da un lato, e sforzandosi di costruire le numerose relazioni che fatti, eventi e fenomeni dell’attualità hanno tra di essi. Uno sguardo che vuole essere quello dell’intellettuale alle prese con il delicato passaggio epocale che stiamo vivendo: dall’ipermodernità all’era complessa. Per affrontarlo, scrive Bartolini (che è analista biografico a orientamento filosofico), è necessario evitare “i voli pindarici di un pensiero scollegato dalla realtà, ma anche l’impotenza depressiva a cui ci hanno consegnato i fallimenti novecenteschi delle rivoluzioni “socialiste” e la vertigine delle trionfanti logiche neoliberiste” (pp. 11-12). A tale scopo, per Bartolini, è necessario muoversi ‘nel limite dei possibili’, appunto. Considerare il limite una possibilità, il diverso un’occasione, creando reti ecologiche (e non egologiche) tra le singolarità di chi si avventura nella costruzione di senso del Reale. Solo così sarà possibile evitare gli “estremi scivolosi dell’accelerazionismo cyber/transumanista e di un comunitarismo fuori tempo massimo”; opponendosi a questo – ma anche ad altri sterili bipolarismi – “una visione e delle pratiche centrate sulla relazione, sulla tessitura di legami che liberano proprio mentre uniscono” (p. 56).
Su tale assunto di base si muove l’intero volume, che prende in esame diversi aspetti particolarmente significativi dell’attuale scenario sociale, spingendo sempre a coniugare spiritualità e politica (intesa, quest’ultima, nel senso più alto del termine). Diversi gli obiettivi critici del testo, anche se Bartolini li affronta sempre con equilibrio e grazia espositiva. È il caso, ad esempio, della retorica neoliberista, “che da più di quarant’anni ci induce a considerare la nostra vita come una piccola azienda da condurre al successo, assilla giovani e meno giovani facendoli sentire sbagliati, inadeguati: chi si ferma è perduto, chi non compete è un fallito, chi non si valorizza, investendo su di sé, è destinato a un’esistenza anonima e opaca. Ecco servito il rivolgimento epocale del concetto di autenticità: autentico è chi pensa la propria vita come un capitale da sfruttare, potenziare e indirizzare verso risultati socialmente attraenti. (p. 62)”. Sembra di leggere Miguel Benasayag. La fertile ombra del filosofo argentino, del resto, è presente in diverse pagine e si materializza nell’ultima parte del libro, nel quale Bartolini dialoga proprio con l’autore di “Funzionare o esistere” e di altri pregevoli volumi molto apprezzati negli ultimi anni.
Un altro obiettivo polemico è quello della recente configurazione ideologica della sinistra. Una configurazione che si va strutturando da anni, caratterizzata dallo scivolamento verso una quasi esclusiva difesa dei diritti civili colpevolmente dimentica di quelli sociali (come ha recentemente notato, tra gli altri, Mimmo Cangiano nel suo recente “Guerre culturali e neoliberismo”. Una configurazione che è emersa anche durante la Sindemia Covid 19 (Bartolini usa giustamente questo termine e non Pandemia, in quanto gli ultimi quattro anni sono stati caratterizzati da eventi che sarebbe riduttivo ricondurre solo ad un’emergenza sanitaria, per quanto seria). “Come abbiano potuto – le sinistre istituzionali e di movimento, e con loro quasi tutti i sindacati – permettere una deriva del genere, è stato un interrogativo che mi ha tormentato per mesi. La risposta a cui sono giunto, assai diversa da un generico e sdegnato richiamo alla corruzione dilagante del nostro ceto politico, posso riassumerla come segue. Mi sono convinto, senza che questa appaia come una proposta sociologica articolata, che i cosiddetti “progressisti”, moderati o radicali, non avendo nel presente nessuna capacità di modificare realmente i rapporti di forza tra capitale e lavoro in direzione di una ridistribuzione delle ricchezze e dei diritti, abbiano colto al balzo la sindemia Covid-19 per improvvisare una sorta di socialismo sanitario dall’alto. La decisione “muscolare” di curare tutte e tutti, senza distinzioni, con l’arma definitiva del vaccino, imponendo restrizioni crescenti, multando o rendendo la vita impossibile a coloro che rigettavano il siero salvavita, deve aver ipercompensato quel senso di colpa che accompagna da decenni le compagini di sinistra, prima arruolate senza batter ciglio dentro l’esercito dei neoliberisti convinti, poi sempre più distanti dai bisogni concreti della classe lavoratrice, dei ceti medi e popolari” (p. 78).
Una tecnica consolidata, verrebbe da dire, e poi ripresa per raccontare “la guerra tra il blocco occidentale e la Russia con il popolo ucraino immolato come vittima sacrificale presa tra due fuochi, e la gestione dall’alto della transizione ecologica (a colpi di greenwashing e di colpevolizzazione degli stili di consumo delle fasce sociali meno abbienti)”, p. 80. In effetti, “Il rischio di essere appellati come “putiniani” e “antisemiti”, sulla scia dello stigma “No- vax”, anche in questo caso ha ridotto all’osso il numero delle voci fuori dal coro, in televisione, sulla stampa e negli incontri culturali locali. Solo pochi coraggiosi sono riusciti a penetrare la cortina fumogena del pensiero unico, subendo spesso attacchi ad personam da parte delle principali testate giornalistiche, dai canali mainstream della televisione e da molteplici diffamatori anonimi sui social network. Quali effetti distorti derivano dal quadro che ho tracciato? Il principale è l’aggravarsi delle suddette polarizzazioni, ormai croniche e recidive” (p. 82).
Ci sarebbero altri ambiti da citare, pur nello spazio esiguo di una recensione. Preferiamo tuttavia lasciare ai lettori la loro esplorazione, perché il libro di Bartolini va letto. E va letto nella consapevolezza che una via d’uscita dalla superficialità delle prime narrazioni e dalle banali polarizzazioni guidate dall’alto è ancora possibile. Specie se lo si fa lasciandosi guidare dal pensiero critico e da quella genuina vocazione alla vita autentica propria della filosofia chiamata in causa più volte dall’autore.
giovedì 17 ottobre 2024
Il delizioso viaggio sonoro di "piccolomondomusica"
Mi ronzava nelle orecchie e nella mente, quell’aggettivo: delizioso. Continuavo a pensare che fosse la parola adatta per descrivere ciò a cui stavo assistendo. Per questo, quando una delle attrici – la voce narrante – l’ha pronunciata, alla fine, per descrivere il viaggio nel mondo dei suoni raccontato da “piccolomondomusica”, ho provato una piacevole sensazione di consonanza cognitiva. Credo che altrettanto belle siano state le sensazioni del gremito pubblico intervenuto al Teatro Vittorio Emanuele di Messina per assistere allo spettacolo ideato dalla bravissima Marta Cutugno. Un progetto intelligente, delicato e coinvolgente, vincitore del bando SIAE "Per Chi Crea" Nuove Opere, sezione Teatro 2023, e realizzato con il sostegno del MiC e di SIAE.
“Piccolomondomusica” è un iniziatico viaggio sonoro; dedicato ai bambini, certo, ma piacevolmente fruibile anche da un pubblico adulto. Sulla scena, quattro attori (gli efficaci e spigliati Francesco Natoli, Giulia De Luca, Alessio Pettinato ed Emanuela Ungaro), accompagnano gli spettatori, con grandi doti comunicative, nel mondo della musica, appunto. E lo fanno illustrando con personaggi ed oggetti i principali elementi del linguaggio sonoro: i valori musicali, i parametri del suono come l’altezza e l’intensità, il ritmo, il silenzio e così via. L’obiettivo didattico è pienamente centrato e dimostra, una volta di più, come sia possibile – se ci si affida alle mani giuste - coniugare divertimento e apprendimento.
K. 488 di Sara Zurletti
Non è semplicemente un romanzo quello di Sara Zurletti. Certo, è vero: in K. 488 (titolo che rimanda ad uno dei più famosi concerti per pi...
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