martedì 2 luglio 2019

Lo stupro dell'anima


Una delle cose più disgustose in questa nauseabonda vicenda della Sea Watch 3 è quella dell'odio sociale cui, per l'ennesima volta, squallidi personaggi attualmente al governo in Italia, danno il La. Un odio che sia allo sbarco della nave nel porto di Lampedusa, sia su facebook e instagram ha preso nel novanta per cento dei casi una precisa direzione: augurare a Carola, la comandante della Sea Watch, di essere stuprata dalle stesse persone che lei aveva salvato. Ora, non me ne importa nulla della presunta violazione di una legge italiana: per quello basta leggere l'Antigone di Sofocle e qualche articolo della nostra Costituzione per venirne a capo. Né entro nel merito della politica dei flussi migratori, per la quale non ho le necessarie competenze per affrontarla con cognizione di causa. Mi limito a sottolineare, in queste mie brevi note, un fatto che credo grave e preoccupante: l'idea che gli italiani hanno delle donne e dello stupro. Augurare a Carola di essere stuprata dai 'suoi negri' è agghiacciante. Significa che il sesso, per molti italiani, è uno strumento di punizione, un mezzo per ricondurre la 'sbruffoncella' (perché attenzione, parte tutto da lì), la 'rastona' , la figlia di papà (a proposito, simpatica questa cosa che in Italia, dove i figli di papà vengono raccomandati per assunzioni pilotate, il nepotismo impera e si cercano favori anche per un punto in più all'esame di maturità, si dia della figlia di papà a una che si spezza la schiena per salvare disperati) a quella che, nell'immaginario maschile, deve essere la sua naturale condizione. Quelle parole, quegli insulti, suonano come un vero stupro dell'anima. E, checché ne dicano coloro che esprimono dubbi sulla divisione manichea tra le due Italie relativamente a questa vicenda, ci dicono chiaramente e inequivocabilmente da che parte stare: dalla parte dell'umano. Affinché la Storia, quando giudicherà questi anni, non consideri noi tutti degli ignavi. Ecco, dire che viviamo tempi tragici è forse un'esagerazione; l'Occidente ha conosciuto momenti peggiori, senza dubbio. Insomma, non siamo ancora all'Inferno. Ma ci siamo vicini. Siamo nell'Antinferno: il luogo in cui Dante collocava coloro che non prendevano posizione. Speriamo di uscirne presto e nella direzione opposta.

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