lunedì 31 dicembre 2018

Vi faccio quelli che sono i miei migliori auguri

Ebbene sì, lo confesso: non ne posso più. Non ne posso più di sentirlo dire in continuazione. Fateci caso: ormai la maggior parte degli intervistati, uomini politici e non, usa le perifrasi "quelli che sono", "quella che è", "quelli che saranno", quelle che sono state", e  così via. Perifrasi assolutamente inutili, in quanto sarebbe più ergonomico e fluente ometterle, senza che il significato di quello che si sta dicendo ne venga stravolto. Per esempio: "andremo a valutare [quelle che sono] le decisioni prese dal consiglio d'istituto e agiremo di conseguenza"; togliete "quelle che sono" e la frase sarà ancora più corretta ed efficace. Ma il punto, per la verità, non è la presunta correttezza grammaticale. Quella peraltro c'è, perchè "quello" non è messo in apertura di frase ed è preceduto da un verbo. Il punto è la sua totale inutilità (il buon Guglielmo da Ockham saprebbe bene di cosa stiamo parlando).
E allora? Allora chiamiamo in causa i linguisti, che ovviamente di questa cosa si sono occupati. Le diverse posizioni sono state riassunte da Paolo D'Achille sul sito internet dell'Accademia della Crusca (intervento del 12 gennaio 2016). Tutte concordano su due punti:

- si tratta di una modalità comunicativa tipica del discorso parlato e non colloquiale (se la usi pure nello scritto sei proprio da ricovero) e, dunque, di contesti 'ufficiali', come potrebbe essere un'intervista, una comunicazione pubblica, ecc..
- è un modo con cui chi parla prende tempo e cerca di rimpolpare il proprio eloquio.

Sono assolutamente d'accordo. Traggo però spunto da queste conclusioni per ricavarne altre, che vi sottopongo. Chi abusa di questa modalità è uno che ha le idee confuse. Percepisce la sua inadeguatezza rispetto a quello che, ad esempio, gli viene chiesto in un'intervista, e 'riempie' la sua risposta, cercando di evitare che risulti troppo povera. E lo fa, come ha giustamente ricordato D'Achille, in una maniera che, addirittura, ritiene elegante...
Ora, non entro nel cuore della questione linguistica - non avrei nemmeno le competenze per farlo - e negli studi di chi, a tal proposito, ha parlato della perniciosa nascita e crescita di una 'lingua di plastica'. Mi rafforzo però nella convinzione - che diventa un suggerimento per chi legge queste brevi note - secondo la quale chi usa continuamente "quelli che sono", quelle che erano" e così via, è uno di cui diffidare. Sì, lo ripeto, DIFFIDARE. Si tratta di persone che non hanno le idee chiare su cosa dire. Spesso si tratta di politici che fanno della demagogia la loro caratteristica principale. Spesso sono impreparati, quando non ignoranti, e si esprimono così.
In tempi come questi, in cui lo spettro del populismo si aggira per il mondo è bene stare in guardia.
Stare in guardia nei confronti di coloro che ci vogliono prendere in giro. Anzi, di 'quelli che sono', coloro che ci vogliono prendere in giro.
Buon 2019 a tutti

venerdì 28 dicembre 2018

In memoria del terremoto e dell'"Ora triste" di Messina

Centodieci anni fa il terremoto impose alla storia di Messina una drammatica cesura. Una svolta verso lo smarrimento dell'identità, dal quale (con buona pace di chi ha parlato e continua a parlare di presunte rinascite ed età dell'oro negli anni del boom economico) la città non si è più ripresa. Essa, infatti, venne ripopolata con abitanti provenienti da altre aree della regione, e non solo; abitanti che non amavano la città e che non si riconoscevano in alcuna identità civica. Abitanti da cui sono nate nuove generazioni senza memoria cittadina.
 Per la ricorrenza del sisma, vi propongo questo video. Lo realizzai con l'aiuto di mio fratello Rosario nel 2011, in  occasione di un concerto tenuto al Palacultura insieme al soprano Claudia Caristi. Si tratta di immagini della Messina pre-terremoto. Alcune di esse sono note, altre meno, in quanto provenienti da collezioni private e procurate da Giovanni Molonia. Esse sono accompagnate da una mia esecuzione dal vivo di "Ora triste", un brano del giovane compositore di Novara di Sicilia Riccardo Casalaina. Egli, poco meno che trentenne, era un astro nascente nel panorama operistico nazionale. Morì nel terremoto insieme alla moglie, che aspettava un bambino. Poco tempo prima aveva composto "Ora triste": un pezzo in cui, per le caratteristiche della scrittura (come i frequenti tremoli) e per l'ambientazione poetica (ora elegiaca e maliconica, ora accesa ed intensa) sembra presagire, drammaticamente, quello che lui e la città avrebbero vissuto in quella tragica mattina del 28 dicembre 1908. L'audio non è granché, ma forse rende ancora meglio (specie per il suo essere ovattato) il clima di precarietà che alcune immagini, soprattutto nella parte finale, vogliono restituire.




lunedì 24 dicembre 2018

Buon Natale con Nietzsche


Auguro Buone Feste a tutti i miei contatti con un piccolo ascolto: l'introduzione dell'Oratorio di Natale di Friedrich Nietzsche. Che la serenità colmi le vostre anime e scaldi i vostri cuori.


sabato 22 dicembre 2018

Una mia esecuzione dal vivo del K 488 di Mozart

Dal minuto 10.32 al minuto 37.50 una mia interpretazione come solista del Concerto per pianoforte e orchestra KV 488 in la maggiore di Mozart con l'Orchestra di Bacau diretta da Orazio Baronello. esecuzione dal vivo al teatro di Ploiesti, in Romania, 11 novembre 2004

Per cominciare...

Questo blog si occupa dei miei principali interessi, ossia Musica, Filosofia, Scuola, Pedagogia, Psicologia e Impegno civile. L'auspicio è quello di dare un piccolo contributo, attraverso l'arte e la riflessione razionale, alla crescita della coscienza e dell'impegno civile di chi frequenterà il blog. "Il suono dell'anima" è il titolo di un mio libro di filosofia della musica pubblicato nel 2013 dall'editore Aracne

Anna Tifu e Giuseppe Andaloro inaugurano la stagione della Filarmonica Laudamo

  Suonano bene, anzi, benissimo, Anna Tifu e Giuseppe Andaloro. Il duo (violino e pianoforte) ha inaugurato nel migliore dei modi la centotr...