Ebbene sì, lo confesso: non ne posso più. Non ne posso più di sentirlo dire in continuazione. Fateci caso: ormai la maggior parte degli intervistati, uomini politici e non, usa le perifrasi "quelli che sono", "quella che è", "quelli che saranno", "quelle che sono state", e così via. Perifrasi assolutamente inutili, in quanto sarebbe più ergonomico e fluente ometterle, senza che il significato di quello che si sta dicendo ne venga stravolto. Per esempio: "andremo a valutare [quelle che sono] le decisioni prese dal consiglio d'istituto e agiremo di conseguenza"; togliete "quelle che sono" e la frase sarà ancora più corretta ed efficace. Ma il punto, per la verità, non è la presunta correttezza grammaticale. Quella peraltro c'è, perché "quello" non è messo in apertura di frase ed è preceduto da un verbo. Il punto è la sua totale inutilità (il buon Guglielmo da Ockham saprebbe bene di cosa stiamo parlando).
E allora? Allora chiamiamo in causa i linguisti, che ovviamente di questa cosa si sono occupati. Le diverse posizioni sono state riassunte da Paolo D'Achille sul sito internet dell'Accademia della Crusca (intervento del 12 gennaio 2016). Tutte concordano su due punti:
- si tratta di una modalità comunicativa tipica del discorso parlato e non colloquiale e, dunque, di contesti 'ufficiali', come potrebbe essere un'intervista, una comunicazione pubblica, ecc..
- è un modo con cui chi parla prende tempo e cerca di rimpolpare il proprio eloquio.
Sono assolutamente d'accordo. Traggo però spunto da queste conclusioni per ricavarne altre, che vi sottopongo. Chi abusa di questa modalità è uno che ha le idee quantomeno confuse. Percepisce la sua inadeguatezza rispetto a quello che, ad esempio, gli viene chiesto in un'intervista, e 'riempie' la sua risposta, cercando di evitare che risulti troppo povera. E lo fa, come ha giustamente ricordato D'Achille, in una maniera che, addirittura, ritiene elegante...
Ora, non entro nel cuore della questione linguistica - non avrei nemmeno le competenze per farlo - e negli studi di chi, a tal proposito, ha parlato della perniciosa nascita e crescita di una 'lingua di plastica'. Mi rafforzo però nella convinzione - che diventa un suggerimento per chi legge queste brevi note - secondo la quale chi usa continuamente (ogni tanto ci sta e non succede nulla) "quelli che sono", quelle che erano" e così via, è uno di cui diffidare. Sì, lo ripeto, DIFFIDARE. Si tratta di persone che non hanno le idee chiare su cosa dire. Spesso si tratta di politici che fanno della demagogia la loro caratteristica principale; sono magari sono impreparati, quando non ignoranti, e si esprimono così.
In tempi come questi, in cui lo spettro del populismo si aggira per il mondo, è bene stare in guardia.
Stare in guardia nei confronti di coloro che ci vogliono prendere in giro. Anzi, di 'quelli che sono', coloro che ci vogliono prendere in giro.
Buon 2019 a tutti
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
De Benedetto convince nel Requiem di Mozart
Esistono la volontà, il desiderio, la passione. Tre qualità che hanno spinto Nazzareno De Benedetto a realizzare il suo progetto, superand...

-
Esistono la volontà, il desiderio, la passione. Tre qualità che hanno spinto Nazzareno De Benedetto a realizzare il suo progetto, superand...
-
Mi ronzava nelle orecchie e nella mente, quell’aggettivo: delizioso. Continuavo a pensare che fosse la parola adatta per descrivere ciò a ...
-
Attraversa tutto il libro, il numero 10. E lo fa in modo esplicito ma anche carsico, nelle centoventisette pagine che compongono l’ultima ...
Nessun commento:
Posta un commento