lunedì 15 settembre 2025

K. 488 di Sara Zurletti

 


Non è semplicemente un romanzo quello di Sara Zurletti. Certo, è vero: In K. 488 (titolo che rimanda ad uno dei più famosi concerti per pianoforte e orchestra di Mozart) la musicologa romana immagina e racconta una storia personale. La storia di Emma Cambria, pianista siciliana che dalla nativa Milazzo – grazie alla vittoria di una borsa di studio – si sposta a Parigi, per seguire in una prestigiosa accademia, tra le altre, le lezioni di uno dei più grandi pianisti viventi. Tuttavia, le vicende della protagonista e degli altri personaggi che ne accompagnano il suo vissuto esistenziale diventano quasi sempre lo strumento di un obiettivo principale: esplorare il senso profondo del fare musica.

È questo quello che accompagna il lettore dalla prima all’ultima pagina. E l’autrice – con una scrittura asciutta e raffinata e con una cura estrema nei confronti dei dettagli e delle descrizioni accurate di ambienti e colori emotivi di luoghi e contesti narrativi – lo asseconda attraverso dialoghi intensi tra i personaggi; ognuno dei quali, di volta in volta, incarna visioni estetiche precise e facilmente riconoscibili o esprime appassionatamente letture soggettive della musica e dell’arte in generale. Soggettive ma mai banali. Riuscitissimo, in tal senso, il passaggio in cui uno dei protagonisti sottolinea, ad esempio, il ruolo che la musica ha come via di accesso alla trascendenza; un ruolo che le deriva anche dalla comune origine dalla religione. Come pure efficaci risultano i confronti e le accese discussioni sul ruolo delle avanguardie musicali o sulla funzione della musica quale rivelatrice della verità o quale ‘semplice’ suscitatrice di emozioni.

Nel complesso, viene fuori un vero e proprio collage in cui il fil rouge è quello della tangenza tra interiorità dell’artista e realtà esterna. Laddove tale realtà assume talora i connotati dell’oggettività con cui tutti gli interpreti devono fare i conti, ossia la partitura, la musica scritta e ciò che la tradizione ci consegna, talaltra quelli dei colleghi o degli insegnanti di Emma.

E qui si apre una finestra decisiva del romanzo, che ha il merito di scandagliare una dimensione che chiunque abbia studiato musica in un’istituzione accademica conosce molto bene. Quale? La risposta più semplice sarebbe quella della concorrenza, e, in parte, non sarebbe nemmeno sbagliato; in ambienti performativi e fortemente individualistici, infatti, si tratta di una dinamica facilmente spiegabile. Nel caso della musica, però, si aggiunge qualcosa in più. È come se venisse fuori una sorta di ipertrofia dell’Ego – forse di matrice pseudo-romantica – che autorizza spesso ad assumere atteggiamenti e condotte relazionali che oggi definiremmo tossiche. Condotte caratterizzate da invidia, rancore, gelosia, livore. Emma ne è spesso vittima, sin dal suo arrivo all’accademia, quando incontra una scostante segretaria e la futura insegnante di uno dei corsi parigini. A volte tali dinamiche sembrano avere la meglio sull’interiorità della protagonista, ma, alla fine, la pianista di Milazzo (la cittadina mamertina è anche protagonista in alcune pagine centrali del romanzo, come luogo dell’anima e degli affetti) ne esce sempre fuori, trasformando le delusioni e le frustrazioni in fertili tappe di una crescita che la porterà ad una maturazione umana, prima ancora che musicale. Per quest’ultima, risulteranno decisive le lezioni e le conversazioni con il grande pianista Deshoulières, che le dà un voto altissimo dopo averla sentita suonare la Wanderer di Schubert, e la segnala per un posto da futura insegnante nell’accademia; ma importanti saranno anche i confronti con André, uno dei suoi insegnanti più giovani, con cui Emma ha una complicata relazione, e con i compagni più affettuosi.

La vera sfida per la pianista, però, è quella di superare una sorta di blocco nel suonare in pubblico che da qualche tempo ostacola la sua attività concertistica e che qualche mese prima l’aveva esclusa dal prestigioso Concorso “Busoni”. Il lettore, sino alla fine, continua a chiedersi se Emma ce la farà.

Quello che è certo, in ogni caso, è che nella dialettica tra la lotta interiore e lo scontro con una realtà esterna spesso ostile si giocano ritmi e tensioni di un romanzo che appassiona chi è grado di apprezzare la bella scrittura e la sapienza narrativa ma anche, e soprattutto, la musica e il suo altissimo valore spirituale.

Sara Zurletti, K. 488, Leonida Edizioni, Reggio Calabria 2025, pp. 381, Euro 24,00.



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