Pregevole esibizione della pianista Gloria Campaner al Liceo "Emilio Ainis" di Messina
Tra le
qualità richieste a un grande interprete c’è senz’altro quella di rendere vivo
il messaggio espressivo di ciò che suona. E di riuscire a farlo pur rispettando
le coordinate stilistiche dei brani in questione. Gloria Campaner possiede tale
qualità in modo gioiosamente debordante. Abbiamo avuto il piacere di ascoltarla
nell’Auditorium del Liceo “Emilio Ainis” di Messina, in occasione
dell’inaugurazione di due laboratori didattici e del nuovo di zecca pianoforte
a coda; pianoforte che va ad arricchire il già cospicuo patrimonio strumentale
dell’unico liceo musicale presente nella città peloritana. Dopo il saluto del
preside Elio Parisi e dei rappresentanti delle istituzioni, la Campaner - che è anche direttore artistico dell'associazione musicale "Vincenzo Bellini" di Messina - ha
regalato all’affollata platea l’esecuzione dei 24 Preludi op. 28 di Fryderyk Chopin. Un’opera
conosciutissima del maestro polacco (composta tra il 1836 e il 1839 e in gran parte durante il non facile soggiorno nella umida ed isolata Maiorca), alla quale egli, inserendosi nel nobile
solco tracciato dal Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach, consegna un autentico
scrigno di spiritualità e gemme sonore. Gloria mette in atto un’esegesi
raffinata dei Preludi, caratterizzata,
in primo luogo, da una sapiente dilatazione dei tempi nei pezzi più lenti; un’autentica
rarefazione del ritmo mai fine a se stessa, però, funzionale com’è ad
assecondare il disegno melodico e il bassorilievo armonico in tutta la sua generosa
e godibilissima parabola espressiva. A titolo esemplificativo citiamo la mirabile resa del n. 2, la parte centrale del n. 15, il n. 6 e il n. 20 (ma gli esempi potrebbero essere più numerosi). Con tale approccio, i brani vengono
letteralmente ri-creati durante l’esecuzione e l‘ascoltatore viene trascinato
in una dimensione sovratemporale, alla quale non nuocciono le esplosioni sonore
e il vigore dei Preludi più brillanti (nei quali l’interprete supera più che
dignitosamente le asperità della tutt’altro
che agevole meccanica Kaway), inquadrati come sono dalla Campaner, complementarmente, in un disegno
formale di pregevole coerenza. Applausi entusiasti al termine e richiesta di bis
accontentata con l’esecuzione di Sogno dalle Scene infantili op. 15 n. 7 di Robert Schumann, che
conferma quanto di buono – e bello – apprezzato in precedenza
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