mercoledì 13 febbraio 2019

I tempi di Gloria



Pregevole esibizione della pianista Gloria Campaner al Liceo "Emilio Ainis" di Messina





Tra le qualità richieste a un grande interprete c’è senz’altro quella di rendere vivo il messaggio espressivo di ciò che suona. E di riuscire a farlo pur rispettando le coordinate stilistiche dei brani in questione. Gloria Campaner possiede tale qualità in modo gioiosamente debordante. Abbiamo avuto il piacere di ascoltarla nell’Auditorium del Liceo “Emilio Ainis” di Messina, in occasione dell’inaugurazione di due laboratori didattici e del nuovo di zecca pianoforte a coda; pianoforte che va ad arricchire il già cospicuo patrimonio strumentale dell’unico liceo musicale presente nella città peloritana. Dopo il saluto del preside Elio Parisi e dei rappresentanti delle istituzioni, la Campaner - che è anche direttore artistico dell'associazione musicale "Vincenzo Bellini" di Messina - ha regalato all’affollata platea l’esecuzione dei 24 Preludi op. 28 di Fryderyk Chopin. Un’opera conosciutissima del maestro polacco (composta tra il 1836 e il 1839 e in gran parte durante il non facile soggiorno nella umida ed isolata Maiorca), alla quale egli, inserendosi nel nobile solco tracciato dal Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach, consegna un autentico scrigno di spiritualità e gemme sonore. Gloria mette in atto un’esegesi raffinata dei Preludi, caratterizzata, in primo luogo, da una sapiente dilatazione dei tempi nei pezzi più lenti; un’autentica rarefazione del ritmo mai fine a se stessa, però, funzionale com’è ad assecondare il disegno melodico e il bassorilievo armonico in tutta la sua generosa e godibilissima parabola espressiva. A titolo esemplificativo citiamo la mirabile resa del n. 2, la parte centrale del n. 15, il n. 6 e il n. 20 (ma gli esempi potrebbero essere più numerosi). Con tale approccio, i brani vengono letteralmente ri-creati durante l’esecuzione e l‘ascoltatore viene trascinato in una dimensione sovratemporale, alla quale non nuocciono le esplosioni sonore e il vigore dei Preludi più brillanti (nei quali l’interprete supera più che dignitosamente le asperità  della tutt’altro che agevole meccanica Kaway), inquadrati come sono dalla Campaner, complementarmente, in un disegno formale di pregevole coerenza. Applausi  entusiasti al termine e richiesta di bis accontentata con l’esecuzione di Sogno dalle Scene infantili op. 15 n. 7 di Robert Schumann, che conferma quanto di buono – e bello – apprezzato in precedenza

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