domenica 31 marzo 2019

Uomini addomesticati? No, grazie



Sfido chiunque a dimostrarmi che quello che è possibile leggere a cavallo tra queste due pagine di "Dialettica dell'Illuminismo", scritte nel 1944 da Adorno e Horkheimer, non sia di scottante e drammatica attualità. Non viviamo forse oggi proprio nell'epoca in cui il singolo è ridotto a zero dalle potenze economiche? Non è forse vero che le stesse forze economiche hanno raggiunto ormai un livello altissimo di dominio della natura? O non è sufficiente guardare i palinsesti televisivi e i social per verificare come la valanga di "informazioni minute e di divertimenti addomesticati scaltrisce e istupidisce al tempo stesso" ?
Forse sarebbe il caso, finalmente, di de-ideologizzare la Scuola di Francoforte e, una volta stigmatizzati i suoi limiti e storicizzati alcuni contenuti, recuperarne l'enorme valore critico. Un valore che potrebbe aiutare a porre un limite al dilagante addomesticamento dell'uomo in atto da decenni.

domenica 24 marzo 2019

L'attualità di Max Horkheimer



Si prova un misto di piacere e dispiacere ascoltando Max Horkheimer, oggi. Il piacere nasce dalla constatazione che le sue parole sono di grandissima attualità. Il dispiacere, invece, deriva dal prendere atto che i suoi ammonimenti sono rimasti poco ascoltati. In ogni caso, vale la pena di fare tesoro di questa preziosa intervista rilasciata alla televisione svizzera nel 1968. Horkheimer è tradotto in italiano da una voce fuori campo.


sabato 23 marzo 2019

A scuola per trasformarsi da specchi in finestre


"Lo scopo dell’educazione è quello di trasformare gli specchi in finestre.” Ne era convinto il giornalista americano Sidney G. Harris. Come ne era convinto il celebre professor Keating nel film L'attimo fuggente, interpretato in modo magistrale da Robin Williams: un professore che invitava i suoi studenti a guardare il mondo da prospettive diverse, evitando la pericolosa cristallizzazione delle nostre visioni del reale, o, peggio ancora, la riduzione della meravigliosa complessità di ciò che sperimentiamo quotidianamente in schemi pre-confezionati e superficiali. Ecco, trasformare gli specchi in finestre significa questo. Ma significa anche evitare che la scuola sia il luogo del semplice rispecchiamento di una cultura trasmessa senza la linfa vitale dell'emozione. So già che scrivendo questo mi attirerò le ire di chi crede che il valore di una formazione scolastica si misura esclusivamente sui contenuti. E chiarisco: chi la pensa così ha sicuramente una grande parte di ragione. I contenuti sono fondamentali. E' da essi che nasce la conoscenza e, per usare l'orribile parola magica che circola nelle stanze ministeriali purtroppo da decenni, la competenza. Ma, e di questo resto fermamente convinto (forte anche di una robusta schiera di pensatori e studiosi ben più autorevoli di me) la conoscenza passa prima dal cuore e poi dalla corteccia cerebrale. Tutti noi insegnanti dovremmo sempre tenerlo presente. Diversamente, entrando in classe, ci troveremo sempre di fronte, nella migliore delle ipotesi, un insieme di specchi opachi. Che riflettono la nostra incapacità di aprire finestre.

domenica 17 febbraio 2019

"Sei uno sporco ebreo"


Insulti razzisti al filosofo Alain Finkielkraut

 



L’episodio si è verificato durante la manifestazione organizzata dai “gilet gialli” a Parigi, ieri, per protestare contro Macron e il governo francese. Durante le proteste, un gruppo di manifestanti ha riconosciuto Finkielkraut, importante filosofo e giornalista nato in una famiglia di ebrei polacchi scampati alla Shoah ( (i suoi genitori erano sopravvissuti alla deportazione ad Auschwitz), e ha iniziato a vomitargli contro diversi insulti e frasi antisemite come  “ebreo di merda”, “sionista di merda”, "il popolo ti punirà". Finkielkraut ha detto di avere percepito un “odio assoluto” nei suoi confronti e che ha temuto per la sua incolumità. Fortunatamente, è intervenuta la polizia per proteggerlo, formando una barriera per evitare che i “gilet gialli” si potessero ulteriormente avvicinare.
Che dire... La barbarie avanza... Agli educatori e ai politici, (ma quelli veri, non coloro che fanno demagogia da due soldi) il compito, difficile, di invertire la rotta. Occorre tenere accesa la luce del pensiero e della cultura, evitando che le tenebre dell'ignoranza e dell'odio prendano il sopravvento. per scongiurare che ci si trovi davanti - come recita il titolo di uno dei libri più famosi dello stesso Finkielkraut - L'umanità perduta.

sabato 16 febbraio 2019

Stipendi più alti nelle scuole del Lombardo-Veneto



 La Scuola Italiana verso il disastro

 


Appaiono più chiare, adesso, le dichiarazioni del Ministro dell'Istruzione Bussetti di qualche giorno fa "Al Sud il mondo della scuola si deve impegnare di più", disse con tono sprezzante l'ex insegnante di educazione fisica, rispondendo ad un giornalista che gli chiedeva come colmare il (presunto) gap dell'istruzione tra Nord e Sud del Paese. Il 14 febbraio, infatti, è approdato in Consiglio dei Ministri una proposta di ulteriore regionalizzazione della scuola, avanzata da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Come dire, torniamo cittadini austriaci che è meglio. Ma, purtroppo, di questi tempi non è una novità. Le motivazioni? Poche e banali. In particolare, sostengono i proponenti, gli insegnanti che operano in quelle areee geografiche meritano una maggiorazione dello stipendio, resa possibile dalla compartecipazione al gettito di tributi erariali maturati nel territorio; dalla spesa sostenuta dallo Stato nella Regione per le funzioni trasferite; dall’introduzione entro cinque anni dei “costi standard”. Così facendo, un docente del Nord potrà arrivare a prendere di stipendio anche 200 euro in più, avvalorando in tal modo la 'tesi' di Bussetti, nonchè il comune sentire dell'elettore medio abitante nel Lombardo-Veneto. Previste, inoltre, altre specifiche in termini di formazione, specie in relazione ad una maggiore caratterizzazione localistica dei percorsi di istruzione. Ovvio, direi. Il tutto mentre le scuole italiane cadono a pezzi e mentre illustri funzionari del ministero si fanno le pippe mentali sulle competenze e sull'alternanza scuola/lavoro.
Ora, dico: ci vogliamo svegliare o no?
Si può ancora accettare passivamente tutto questo?! Si vuole porre fine, una volta per tutte, a questo processo che, si badi bene, non è cominciato lo scorso San Valentino ma alla fine degli anni Novanta, quando i 'pionieri' dell'autonomia hanno avviato la scuola verso  la privazione della sua funzione educatrice e formatrice del cittadino per asservirla agli interessi del potere, dei mercati e, oggi, di una classe politica meno che mediocre e ispirata alla peggiore delle demagogie?
E non bastano solo le raccolte di firme o un giorno di sciopero, diciamolo chiaramente. Bisogna fermarsi, completamente. Fermarsi e andare sotto la sede del Ministero. Punto.

venerdì 15 febbraio 2019

A Sanremo c'è Satana



Virginia Raffaele durante lo sketch incriminato

Il vero male dell'assenza di pensiero


Dico, ma ci accorgeremo prima o poi del baratro in cui sta precipitando la società italiana? Dell'abisso, al confine tra farsesco e drammatico, in cui anneghiamo quotidianamente? Dài, a tutto c'è un limite. L'ultimo esempio, viene dal famigerato palco di Sanscemo, dove, secondo autorevoli esorcisti,“Virginia Raffaele ha invocato per ben cinque volte il nome di Satana!" Sì, avete capito bene: una denuncia di satanismo alla imitatrice. Con tanto di esternazioni e condivisioni di politici che ne approfittano per ammiccare al mondo cattolico. Fino all'immancabile post di Salvini, che si dice preoccupato... Mamma mia...
  Ma santoiddio è così poco chiaro davvero quello che è realmente successo?! In uno degli sketch fatti al Festival, quello in cui intonava la canzone “Mamma” di Beniamino Gigli fingendosi un grammofono rotto, la Raffaele, è vero, ha pronunciato per cinque volte il nome di Satana. La gag , peraltro pregevole, consisteva nell'interrompersi come capita ai vecchi dischi: a un certo punto, interrompendosi, Raffaele dice “Satana” cinque volte in falsetto. Ma era chiaramente una presa in giro delle vecchie teorie più o meno complottiste secondo le quali ascoltando al contrario alcune canzoni rock e pop si sentirebbero messaggi satanici.
In una società 'normale' non sarebbe accaduto nulla. Da noi, invece, è successo il finimondo. E sarà un caso, mi chiedo, se negli stessi giorni il Ministero dell'istruzione sponsorizza corsi di esorcismo - sì, avete di nuovo capito bene - per l'aggiornamento degli insegnanti di religione?
Credo sia il caso di rimboccarsi le maniche e reagire con la forza della ragione, del pensiero e della cultura, a tutti i livelli. Diversamente, la barbarie è alle porte.

mercoledì 13 febbraio 2019

I tempi di Gloria



Pregevole esibizione della pianista Gloria Campaner al Liceo "Emilio Ainis" di Messina





Tra le qualità richieste a un grande interprete c’è senz’altro quella di rendere vivo il messaggio espressivo di ciò che suona. E di riuscire a farlo pur rispettando le coordinate stilistiche dei brani in questione. Gloria Campaner possiede tale qualità in modo gioiosamente debordante. Abbiamo avuto il piacere di ascoltarla nell’Auditorium del Liceo “Emilio Ainis” di Messina, in occasione dell’inaugurazione di due laboratori didattici e del nuovo di zecca pianoforte a coda; pianoforte che va ad arricchire il già cospicuo patrimonio strumentale dell’unico liceo musicale presente nella città peloritana. Dopo il saluto del preside Elio Parisi e dei rappresentanti delle istituzioni, la Campaner - che è anche direttore artistico dell'associazione musicale "Vincenzo Bellini" di Messina - ha regalato all’affollata platea l’esecuzione dei 24 Preludi op. 28 di Fryderyk Chopin. Un’opera conosciutissima del maestro polacco (composta tra il 1836 e il 1839 e in gran parte durante il non facile soggiorno nella umida ed isolata Maiorca), alla quale egli, inserendosi nel nobile solco tracciato dal Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach, consegna un autentico scrigno di spiritualità e gemme sonore. Gloria mette in atto un’esegesi raffinata dei Preludi, caratterizzata, in primo luogo, da una sapiente dilatazione dei tempi nei pezzi più lenti; un’autentica rarefazione del ritmo mai fine a se stessa, però, funzionale com’è ad assecondare il disegno melodico e il bassorilievo armonico in tutta la sua generosa e godibilissima parabola espressiva. A titolo esemplificativo citiamo la mirabile resa del n. 2, la parte centrale del n. 15, il n. 6 e il n. 20 (ma gli esempi potrebbero essere più numerosi). Con tale approccio, i brani vengono letteralmente ri-creati durante l’esecuzione e l‘ascoltatore viene trascinato in una dimensione sovratemporale, alla quale non nuocciono le esplosioni sonore e il vigore dei Preludi più brillanti (nei quali l’interprete supera più che dignitosamente le asperità  della tutt’altro che agevole meccanica Kaway), inquadrati come sono dalla Campaner, complementarmente, in un disegno formale di pregevole coerenza. Applausi  entusiasti al termine e richiesta di bis accontentata con l’esecuzione di Sogno dalle Scene infantili op. 15 n. 7 di Robert Schumann, che conferma quanto di buono – e bello – apprezzato in precedenza

De Benedetto convince nel Requiem di Mozart

  Esistono la volontà, il desiderio, la passione. Tre qualità che hanno spinto Nazzareno De Benedetto a realizzare il suo progetto, superand...